La valle e il suo torrente

Il Celone (in latino Aquilone) è un dei principali torrenti della Capitanata, con una lunghezza di circa 70 km. Il suo percorso inizia presso il comune di Faeto, sul monte San Vito, da cui nasce, per poi attraversare le falde meridionali del monte Cornacchia che, con i suoi 1.152 m s.l.m., rappresenta la più alta vetta della Puglia. Nella sua corsa a valle Il Celone lambisce il sito dell’antica Eca (presso l’attuale Troia), riceve sulla sua sinistra l’affluente Lorenzo (che nasce nei pressi di Monte Sidone), poi procedendo verso NE attraversa il Tavoliere poco a nord di Foggia, per sfociare infine nel torrente Candelaro, in agro di San Marco in Lamis, che separa il Tavoliere dal promontorio del Gargano.

La morfologia di questa subregione dei monti Dauni caratterizzata dal Torrente Celone è tipicamente collinare-montuosa, modellata sia dall’azione erosiva che da movimenti di massa favoriti dalla natura dei terreni affioranti, dalla sismicità, nonché dal disboscamento e dissodamento dei terreni effettuati soprattutto in epoca Romana e poi, più recentemente, nell’Ottocento.

Dal punto di vista geologico questa area comprende terreni più o meno antichi che sono stati oggetto di movimenti orogenetici legati all’avanzamento del fronte appenninico. In particolare ciò che maggiormente caratterizza questa parte dei monti dauni è il sistema di strati argillosi, marne e Flysch variamente sovrapposti e compressi, separati localmente da formazioni di terreni più recenti. Dette coltri sono allungate in direzione NO-SE, e sulle stesse si sviluppano le maggiori cime montuose della regione, lateralmente incise dall’azione dell’acqua.

I fenomeni di sollevamento tettonico hanno portato alla formazione delle principali vette (Monte. Cornacchia 1151 m slm; Monte Sidone 1.061 m. slm, Monte San. Vito 1015 m slm). In località Serra pizzuta si possono osservare le calcareniti a Nummuliti (formatisi nel Paleogene), I nummuliti erano un genere di foraminiferi (protozoi) fossili. Questi organismi avevano un guscio calcareo avvolto a spirale piana, suddivisa in diverse camere da setti trasversali. Essi pur essendo unicellulari, potevano raggiungere notevoli dimensioni tanto da superare i 10–12 cm. lungo alcune scarpate e le calcareniti con liste e noduli di selce del Flysch rosso (Cretaceo-Aquitaniano); presso Monte Sidone sono visibili l’alternanza calcareo-marnoso-argillosa del Flysch di Faeto (Burdigaliano-Tortoniano inferiore), ed inine le Marne argillose del Toppo Capuana (Tortoniano).

 

Vincenzo Rizzi