Faeto

Il paese prende il nome dall’estesa faggeta che lo circonda, uno dei boschi più belli e suggestivi di Puglia, inserito tra i siti naturalistici protetti dalla Comunità Europea (pSIC). L’area trova giovamento dalla ricchezza delle acque e in special modo dal corso del torrente Celone, che nei secoli ha condizionato i processi insediativi di tutta la Valmaggiore.

La tradizione vuole che un primo nucleo abitato si sia formato sul Monte Castiglione, nell’orbita del centro fortificato di Crepacore. Qui, in seguito ad un editto di Carlo I d’Angiò del 1269, si sarebbero insediate milizie provenzali per presidiare l’area in difesa dai Saraceni di Lucera fedeli agli Svevi. Qualche decennio più tardi, alla ricerca di un luogo più sicuro, una parte della comunità si spostò nei pressi dell’attuale abitato di Faeto, dove sorgevano la piccola chiesa di Santa Maria e il monastero benedettino di San Salvatore, mentre un altro gruppo si stanziò nel sito dell’attuale Celle San Vito.

Il primitivo insediamento viene identificato non lontano dal Casale di San Vito, noto anche con il nome di Taverna Maresca, che comprende i ruderi di una chiesetta e di un’artistica fontana. Un’iscrizione del ‘500 ci informa che la fontana era nominata “dell’Aquilone”, da cui deriverebbe anche l’etimo del Celone. Secondo alcuni, inoltre, la località coinciderebbe con la Mutatio Aquilonis, una posta lungo la Via Traiana al confine tra Campania e Puglia, menzionata in un itinerario tardoantico. Da qui dunque, seguendo le orme dei miliziani provenzali e di antichi pellegrini, ci spostiamo nell’area dell’attuale abitato.

Le origini della prima comunità restano vive nella lingua di Fait, un dialetto franco-provenzale che ha portato all’istituzione di un’isola linguistica che comprende anche il vicino comune di Celle San Vito. La toponomastica spesso richiama l’idioma originario. È il caso della località “Ciatei” (dal francese chateau), che ricorda la presenza di un castello, oggi scomparso, nella parte a monte del paese. Segni più evidenti del passato li troviamo nella Casa del Capitaneo, un edificio di epoca aragonese con caratteristiche bifore, sede del Museo Etnografico delle Comunità Francoprovenzali di Faeto e Celle San Vito.

Rimangono, invece, solo nella memoria documentale, le tracce del monastero benedettino del SS. Salvatore e di quello più piccolo di Santa Maria di Fageto, entrambi attestati già nel 1069 tra le dipendenze dell’Episcopato di Troia ma di dubbia ubicazione. La memoria dell’antico monastero permane anche nella dedicazione della Parrocchiale del SS. Salvatore.

 

DA VEDERE

In paese
La Casa del Capitanio che ospita il Museo Etnografico. Il Centro Visite del Bosco.

Nei dintorni
La Taverna e la chiesetta di San Vito. La splendida faggeta del Bosco Difesa. L’alta valle del torrente Celone con i mulini.

APPUNTAMENTI
  • La prima domenica di febbraio sagra del maiale.
  • Il Martedì grasso festeggiamenti per il Carnevale.
  • Riti della Settimana Santa.
  • Prima domenica di agosto sagra del prosciutto.
  • Seconda domenica di agosto festa di San Prospero.
  • Il 15 agosto festa della Madonna delle spighe.
  • In agosto è programmata pure la “Giornata del Provenzale” dedicata ai residenti all’estero.
Roberta De Iulio